vertigini - Emanuele Esaurito

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vertigini

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_______________________Vertigini_______________________
                
La vertigine o instabilità è un sintomo a volte invalidante che provoca gravi problemi nelle relazioni psicosociali dei soggetti colpiti. La maggior parte dei pazienti evita di muovere gli occhi, il collo e il corpo così come, invece, al contrario li “usava” prima; evita alcune delle normali attività quotidiane, l’atto deambulatorio o semplici posture che, secondo loro, potrebbero all’accentuazione dei sintomi.                  
Tutta questa “attenzione” se vogliamo definirla in termini semplicistici, porta il soggetto a non affrontare le difficoltà che si sono instaurata portando il paziente ad un peggioramento della sintomatologia.  La “rieducazione vestibolare”, può essere usata per aiutare a desensibilizzare il Sistema Nervoso e iniziare a recuperare schemi di movimento naturali che si sono persi. Essa non è dunque in grado di interferire con la patologia che ha poi fatto nascere l’instabilità ma il suo obiettivo è esclusivamente il ripristino delle funzioni alterate, ottenute favorendo l’attività adattativa – compensatoria o inducendo l’abitudine allo stato patologico. Vertigini e instabilità posturali sono frequenti: il 5-10% dei pazienti va dai medici di base proprio per questi disturbi e la percentuale sale al 10-20% tra chi si rivolge a otorinolaringoiatri o neurologi. Entro i 65 anni di età un terzo della popolazione ha sofferto di problemi di equilibrio, almeno una volta, e il 30% di questo terzo è affetto dai disturbi da più di cinque anni. L'uomo, evolvendosi, ha sviluppato un complesso meccanismo per mantenere l'equilibrio che si serve di impulsi visivi, impulsi propriocettivi (i "sensori" che ci dicono in quale posizione sono i nostri arti anche ad occhi chiusi) e impulsi del vestibolo (o labirinto) dell’orecchio interno. Questi impulsi vengono poi elaborati da parti diverse del nostro cervello, il quale emette, a sua volta, impulsi che regolano i movimenti degli occhi, la postura, la camminata e le nostre attività motorie, in generale, garantendoci piena coscienza della posizione nello spazio del nostro corpo e della testa. Studi recenti coinvolgono questi sistemi anche nelle funzioni vegetative, cognitive e nella regolazione del tono affettivo.
Possiamo dividere i disturbi dell’equilibrio della terza età in tre gruppi. Nel primo gruppo di disturbi rientrano quelli propri del labirinto. Se i labirinti (o anche uno solo) sono infiammati, o danneggiati, ci forniscono informazioni sbagliate, incongruenti, facendoci "andare storti". Al secondo gruppo appartengono le malattie sistemiche responsabili di ischemia come ipotensione, aritmie, anemie e iperviscosità del sangue (che portano a una scarsa irrorazione del sistema nervoso), patologie metaboliche (causa di iperglicemia, a sua volta responsabile di danni a tutti i vasi sanguigni) e anche molti farmaci che provocano una sensazione di perdita dell'equilibrio. Del terzo gruppo fanno parte le malattie neurologiche che possono colpire un punto qualsiasi delle vie nervose coinvolte nell’equilibrio. Ma l’instabilità può essere dovuta anche ad ansia e attacchi di panico, perché, come si accennava, il sistema dell’equilibrio sembra coinvolto anche nella regolazione degli stati affettivi.

Fisioterapia per la desensibilizzazione dei fastidi indotti dal movimento.
Allorquando i sintomi della instabilità si “accumulano”, la maggior parte dei pazienti evita di muovere gli occhi, il collo e il corpo così come, invece, al contrario li “usava” prima. La fisioterapia, specifica “fisioterapia vestibolare”, può essere usata per aiutare a desensibilizzare il Sistema Nervoso e iniziare a recuperare schemi di movimento naturali.
La terapia riabilitativa vestibolare è una terapia funzionale e non è dunque in grado di interferire con gli agenti etiologici e coi meccanismi patogenetici. Il suo obiettivo è esclusivamente il ripristino delle funzioni alterate, ottenute favorendo l’attività adattativa – compensatoria o inducendo l’abitudine allo stato patologico.
Le sue strategie non sono dunque in relazione con il tipo di patologia ma con la situazione funzionale del sistema vestibolare e delle sue componenti. Per questo motivo il tentativo riabilitativo deve essere sempre preceduto da parte del terapista da una accurata valutazione della funzione delle varie componenti del controllo oculomotorio e posturale del soggetto, comprendendo anche perciò l’apparato muscolo scheletrico. In tal modo si riesce ad individuare correttamente i riflessi che necessitano di correzione e quelli invece che hanno capacità di vicariare la funzione lesa.
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