Fisioteratpia Emanuele Esaurito
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La Fisioterapia
La fisioterapia, il cui nome prende origine dal greco e significa terapia naturale, è una branca della medicina che si occupa in particolar modo di prevenzione e riabilitazione di pazienti nelle aree della motricità, viscerali e delle aree motorie superiori a prescindere dalla causa. Per raggiungere questo obiettivo il fisioterapista utilizza tecniche diverse, finalizzate a
portare il paziente al pieno recupero. Tr le tecniche più utilizzate ci sono la massoterapia antalgica, la rieducazione la rieducazione posturale, la terapia strumentale, la terapia manuale e la rieducazione motoria e neuromotoria, per citarne solo alcune. La fisioterapia ha una storia molto antica.
La storia....
Ippocrate, padre della medicina, proponeva rimedi naturali proponendo ai pazienti trattamenti di massoterapia, idroterapia, talassoterapia e tecniche di terapia manuale già nel 480 a.C. Altro medico greco vissuto nel II secolo d.C, Galeno, si è mosso sulle orme di Ippocrate. il quale introdusse la trazione meccanica e le manipolazioni nella terapia della sciatica e dei dolori vertebrali. Se in Oriente le tecniche manuali furono molto utilizzate anche durante tutto il periodo Medioevale, in Occidente queste subirono un vero e
e proprio declino, in quanto ogni forma di contatto fisico e di palpazione era considerata peccaminosa, causa di lussuria dall'ormai predominante religione cristiana, tutta incentrata sulla cura dello spirito. Le prime testimonianze documentate della fisioterapia dei nostri giorni la trovano a cavallo tra fine Settecento e inizio Ottocento. La prima figura di fisioterapista, così come oggi la intendiamo, è associata allo svedese Pehr Henrik Ling, fondatore della così detta "ginnastica svedese" che fondò nel 1813 il "Royal Central Institute of Gymnastics" (RCIG). Nel Novecento si approfondirono studi e applicazioni della fisioterapia, che ebbe un ruolo importante, per esempio, nel recupero dei malati di poliomelite.
Percorso di studi
I fisioterapisti in Italia sono operatori sanitari laureati sotto la facoltà di Medicina e Chirurgia o aver conseguito un titolo equipollente riconvertito in Laurea, solo in questo modo è possibile esercitare la professione. Dal 1 luglio 2018 è d’obbligo l’iscrizione all’Albo dei Fisioterapisti, uno dei 19 Albi delle professioni sanitarie istituiti con il Decreto Ministeriale 13 marzo 2018 all’interno degli Ordini dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni
Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione (Ordini TSRM PSTRP). Il fisioterapista è libero di esercitare il suo lavoro in ambito pubblico o privato, come libero professionista o dipendente presso ospedali o cliniche, presso servizi di riabilitazione, presso servizi di assistenza domiciliari e centri di ricerca, Un trattamento fisioterapico può avere scopi diversi a seconda del paziente, del suo quadro clinico generale, ma anche del suo stato psicologico, emotivo e sociale. Ciascun paziente ha una sua storia e proprio per questo ogni programma deve essere condiviso, personalizzato, tenendo presente le specificità di ogni situazione.
La fisioterapia è utile nel ridurre e risolvere le algie, per normalizzare le strutture neuro-muscolo-scheletriche che possono presentare sintomi o disfunzioni, o per riabilitare una funzione di una o più parti del corpo, che magari si è persa per via di un intervento chirurgico, una patologia degenerativa, un trauma o un ictus cerebrale per esempio.
Caso Clinico
Paziente 40 anni venne alla mia osservazione gennaio 2020 per una dolenzia all’arto superiore destro presente da circa un anno. Da una diagnosi medica ortopedica di 6 mesi prima come da RMN fatta, si evince una rottura importante del tendine del sovraspinoso con piano di trattamento di rinforzo della cuffia dei rotatori. Ai test funzionali risultava positivo al test di Jobe già con la sola forza di gravità, difficoltà nell'extrarotazione in RE1+++ e RE2+; Fossa sottospinosa all'esame obiettivo visibilmente ipotrofica. Abduzione del braccio limitata a 80°, elevazione anteriore del braccio possibile ma dolorosa intorno agli 80° e 150°. Intrarotazione, mano dorso possibile non dolorosa. Vista la vecchia diagnosi Ortopedica, consultata la RMN( rottura sovraspinoso e presenza minima di grasso al muscolo sottospinoso), vista la non tenuta del sovraspinoso al test di Jobe, decisi di non trattarlo, in quanto sicuro che il mio trattamento conservativo sarebbe stato poco efficace e non risolutivo per il recupero funzionale, reinviandolo
al chirurgo Ortopedico per rivedere le condizioni cliniche e quindi pianificare un possibile intervento chirurgico. Visita effettuata ortopedico d’accordo per l’intervento chirurgico al paziente. Operato in artroscopia con riparazione del tendine del sovraspinoso fissato con ancorette in data 5 febbraio 2020. Immobilizzato con tutore per 21 gg per favorire la cicatrizzazione dei tessuti operati.
Nella fase di immobilizzazione il paziente eseguiva esercizi di mobilizzazione del gomito e mano. Dal 21° giorno, rimosso il tutore, si è cominciata una cauta mobilizzazione passiva nei vari piani dello spazio prestando attenzione ai movimenti di extrarotazione che assolutamente non devono essere attivi per il rispetto delle suture, esercizi di mobilizzazione scapolo-toracica, questo fino al 36° giorno. L’abduzione in fase iniziale meglio effettuarla sul piano scapolare per rispettare meglio le tensioni dei tessuti molli periarticolari. Si è provveduto ad assegnare a domicilio 3 volte al giorno, 15 minuti di esercizi di mobilizzazione auto-assistiti.
Extrarotazione ed intrarotazione passiva a 35 giorni in assenza di dolore. Siccome si sono evidenziate delle tensioni muscolo-tendinee con creazione di tender point sul grande rotondo, sottoscapolare succlavio e piccolo pettorale, conseguenze della immobilizzazione, si è provveduto ad applicare la metodica Strain Counterstrain per detendere queste strutture ed agevolare il lavoro riabilitativo. Dal 42° giorno è stato possibile cominciare esercizi di extrarotazione attivo-assisstiti sui tre piani dello spazio e movimenti attivi in elevazione anteriore, ed intrarotazione. Dopo circa 60 giorni e rispettosi del dolore del paziente si è andato avanti con un programma di rinforzo graduale dell'arto superiore con bande elastiche. A 90 giorni dall'intervento il risultato è stato soddisfacente con sola persistenza del deficit in extrarotazione data dalla situazione presistente da deficit del nervo sovrascapolare ma notevolmente migliorato del del 50% rispetto alla fase iniziale comparato all'arto controlaterale deficit del 50% valutandolo con EMG di superficie; altresì ancora ipotono del muscolo sovraspinoso con deficit del 25% comparato con l'arto sano controlaterale tutti risultati in miglioramento.
La rieducazione della spalla operata è effettuata dal terapeuta con competenze in materia in quanto, protocolli non congrui, potrebbero inficiare sul risultato finale ed addirittura compromettere la situazione con danni anche gravi ai tessuti. Il rispetto del dolore è primario sulla spalla post-chirurgica come del resto in tutte le altre strutture del nostro corpo.
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